Grazie di tutto Kobe, ora tocca a noi.
Kobe Bryant, sua figlia Gianna, le sue compagne di squadra Payton ed Alissa accompagnate dai loro genitori ed il pilota dell’elicottero sul quale stavano viaggiando sono tutti morti in seguito ad un incidente mentre si recavano ad una partita in programma alla Mamba Academy di Los Angeles. Questa notizia, diffusa nella mattinata americana di domenica 26 gennaio, continua a rimbalzare ovunque nel mondo reale e in quello virtuale ed ha shockato il mondo intero.
In situazioni come questa forse non esistono parole abbastanza forti e convincenti per trovare una spiegazione o per lenire il dolore e il senso di dispiacere che si genera di fronte a tragedie simili. Sembra che qualsiasi pensiero razionale che ci venga in mente venga spazzato via da una realtà dei fatti così immediata, crudele e definitiva. Basta l’attimo o la circostanza sbagliata, come in questo caso pare essere un’anomalia al motore, ed è tutto finito.
Ognuno reagisce al dolore alla sua maniera, ed è giusto così. Ognuno ha bisogno di tempistiche differenti per metabolizzare la sofferenza e le modalità dell’accaduto non aiutano, ma c’è una cosa che ci accomuna tutti in questo momento. Kobe ci ha lasciato alcune lezioni importanti lungo il corso della propria gloriosa carriera e della propria, purtroppo, appena conclusasi esistenza sul nostro pianeta. Non tutti lo hanno amato, non tutti hanno tifato per lui, ma chi conosce qualcosa di più che non sia solo il suo nome lo ha sicuramente rispettato dentro di sé.
Potremmo stare ore ad elencare le migliori azioni collezionate in vent’anni di carriera, discutere delle cifre incredibili e dei record infranti sul parquet, aprire dibattiti su quale posizione possa occupare nella classifica dei più forti di tutti i tempi, ecc. Tutto questo è sacrosanto e da un certo punto di vista quasi doveroso, la cosa più dolce che la sua prematura morte può ispirarci è celebrarlo in tutti i modi e in tutte le sfumature possibili.
Tuttavia vedendo come ha reagito il mondo intero, sportivo e non, a questo triste avvenimento, è chiaro che Kobe Bean Bryant sia stato una figura molto più grande della semplice pallacanestro: Kobe è un’icona degli ultimi 25 anni della storia del mondo. È impressionante vedere quanti personaggi famosi e meno noti abbiano voluto dedicare a lui un pensiero, un ricordo o un momento. Questo non è avvenuto per caso, ma è frutto del messaggio che Bryant ha voluto sempre esprimere sia come giocatore che come uomo. La sua più grande premura è stata quella di motivare gli altri tramite le sue azioni, che fossero i suoi compagni di squadra o i tifosi che lo guardavano dall’altra parte del mondo.
Questo concetto, spesso espresso da Kobe stesso in diverse interviste, racchiude tutto ciò che lui abbia mai fatto ed è l’eredità ultima che voleva lasciare al mondo: ispirare gli altri ad essere la migliore versione di loro stessi possibile. Non lo ha fatto con parole sempre dolci, a volte ha giocato il ruolo del cattivo, ma dietro discorsi dettati dalla simpatia personale rimane questo e ci ha tenuto a farlo fino all’ultimo momento. Nel nostro mondo che ormai è diventato ultra digitale l’ultimo post che ci ha lasciato su Instagram risalente alla sera del 25 gennaio sembra quasi voler chiudere il cerchio.
Qui lo vediamo in compagnia di LeBron James, che la stessa sera lo aveva appena superato nella classifica dei migliori marcatori della storia NBA aggiudicandosi il terzo posto da lui in precedenza occupato. La caption della foto recita: On to #2 @kingjames! Keep growing the game and charting the path for the next. ?? (trad: Verso il numero 2 kingjames! Continua a migliorare il gioco e ad indicare la via per chi verrà ??)
In queste ore in cui tutto sembra essersi fermato tra rabbia, incredulità, dolore e domande a cui non riusciamo a rispondere, non è facile ragionare con la giusta prospettiva e non dobbiamo sentirci in dovere di farlo adesso per forza; forse è ancora troppo presto.
Se Kobe avesse potuto dirci un’ultima cosa però, sarebbe la stessa che ci ha sempre ripetuto per tutti questi anni: datti da fare e prova a diventare il migliore come ho fatto io, così qualcuno ti vedrà e tenterà di fare la stessa cosa a sua volta.
Grazie di tutto Kobe, ora tocca a noi.